Il film della vita non é il migliore, il più bello o il più studiato, ma quello necessario. É grazie ad esso che il vissuto dello spettatore e le trame della finzione si mescolano,  indefinitamente e indeterminatamente. Come il colpo di rullante all’inizio di Like a Rolling Stone, ti sveglia in una nuova era dove nulla sará come prima, certamente non il tuo rapporto con quelle immagini. Per me, come per molti, la vocazione é arrivata in gioventù, tra i banchi di scuola reali e quelli della Welton Academy, dove si combattevano due battaglie parallele che avrebbero finito per convergere. Dead Poets’ Society di Peter Weir é arrivato al posto giusto, nel momento giusto, ha trovato terreno fertile ed energie da bruciare, é stato cimelio da custodire, amico da difendere, testo da decifrare, rabbia da urlare e amore di cui arrossire. Il Cinema aveva aperto la sua porta, sussurrando sogni inquieti di libertá assoluta, e avevo deciso di entrarci, per cercare di contribuire anche solo un verso.

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